Si è svolto il 10 giugno 2014, presso la Sala Conferenze del Consiglio Superiore della Magistratura a Roma, il seminario “La Convenzione di Palermo e la lotta al crimine organizzato nell’attuale panorama internazionale. Il ruolo dell’Italia: riflessioni e aspettative”, promosso dalla Fondazione Falcone in collaborazione con il CSM e con il sostegno della Rappresentanza Permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna. Il seminario rientrava nelle iniziative italiane preparatorie della VII sessione della Conferenza degli Stati Parte della “Convenzione di Palermo”, che si terrà a Vienna dal 6 al 10 ottobre 2014 e a cui parteciperanno tutti i 179 Paesi aderenti alla Convenzione. I lavori sono stati introdotti dal Presidente del Senato, Sen. Pietro Grasso, e dal Presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Prof.ssa Maria Falcone.
In un messaggio inviato a Maria Falcone il Ministro degli Esteri, On. Federica Mogherini, ha auspicato una collaborazione efficace tra i Paesi contro la criminalità organizzata transnazionale, così da colpire anche chi alimenta il flusso dei migranti.
“La criminalità organizzata transnazionale è una minaccia sempre più trasversale, diffusa e interconnessa con altri fenomeni, a partire dal terrorismo internazionale, dai traffici illeciti di ogni natura, dalla tratta di esseri umani, con un protagonismo di organizzazioni criminali che sfruttano i bacini della disperazione e della povertà” ha dichiarato il Ministro.
“Per questo, la Convenzione contro la Criminalità Organizzata Transnazionale (UNTOC), rappresenta uno strumento indispensabile. E’ necessario però che le disposizioni della Convenzione e dei suoi tre Protocolli Addizionali vengano effettivamente attuate negli ordinamenti nazionali dei 179 Paesi che l’hanno finora ratificata. L’Italia è tra i Paesi più attivamente impegnati per perseguire questo obiettivo, merita di essere ricordato che in occasione della 23esima sessione della Commissione per la Prevenzione del Crimine e la Giustizia Penale, che si è tenuta a Vienna in maggio, è stata approvata su iniziativa italiana una risoluzione (“Strengthening international cooperation in addressing the smuggling of migrants”) sul contrasto al traffico di migranti, proposta insieme a Messico e Australia, e che è in via di definizione un’iniziativa italiana, condivisa con la Commissione europea, per la creazione di un foro di dialogo su temi migratori tra l’Ue e i Paesi del Corno d’Africa e che, in una prima fase, sarà specificamente incentrata sulla lotta al traffico di esseri umani”.
Hanno partecipato alla tavola rotonda, presieduta dal dott. Antonio Mura, Capo Dipartimento degli Affari di Giustizia del Ministero della Giustizia, il dott. Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, il dott. Giuseppe Pignatone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, il dott. Giovanni Salvi, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, il dott. Franco Lo Voi, membro nazionale di Eurojust, ed il dott. William Nardini, magistrato di collegamento presso l’Ambasciata USA a Roma e l’Ambasciatore Filippo Formica, Rappresentante Permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna. Dal dibattito è emerso come lo stato di applicazione della Convenzione e dei suoi tre Protocolli non sia uniforme in tutte le regioni del mondo e come – ad undici anni dalla sua entrata in vigore – la Convenzione abbia grandi potenzialità ancora in gran parte non utilizzate. L’Ambasciatore Formica ha quindi illustrato l’azione condotta a Vienna in veste di facilitatore dei negoziati per la definizione di un meccanismo che consenta di verificare l’applicazione della Convenzione e dei Protocolli, strumento centrale per rafforzare la cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata.
“A poco più di dieci anni dalla sua entrata in vigore, dobbiamo prendere atto – ha detto l’Ambasciatore Formica – che lo stato di applicazione della Convenzione e dei suoi tre Protocolli aggiuntivi non è uniforme in tutte le regioni del mondo. Differenze geografiche, economiche e di tradizioni giuridiche tra gli Stati Parte rendono difficile la completa attuazione di tutte le disposizioni.
Tra gli strumenti presi in considerazione dalla comunità internazionale per rendere più efficace la Convenzione di Palermo vi è il cosiddetto meccanismo di revisione: un processo attraverso il quale gli Stati Parte valutano l´attuazione delle singole disposizioni (con un approccio tematico e per Paese), individuano le criticità e formulano indicazioni per superarle.”
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