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Conclusione della 53esima sessione dell’Industrial Development Board (IDB) dell’UNIDO.

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Si è chiusa con esito positivo la 53ª sessione dell’Industrial Development Board (IDB) dell’UNIDO, con l’adozione per consenso di tutti i punti all’ordine del giorno. Le principali questioni operative, in particolare quelle finanziarie, erano già state definite nella riunione del Comitato Programmazione e Bilancio (PBC) di maggio, grazie anche al determinante contributo italiano.

Tra i risultati di maggiore rilievo, vi è innanzitutto il sostegno unanime della membership alla riconferma per un secondo mandato quadriennale del Direttore Generale Gerd Müller.

Ampio spazio è stato poi dedicato alla prossima Conferenza Generale di Riad: la delegazione saudita, guidata dal Vice Ministro Khalil Ibn Salamah, ha presentato i primi dettagli organizzativi e iniziato la discussione sulla “Dichiarazione di Riad”, documento programmatico che rappresenterà il principale outcome politico dell’assise. La Conferenza Generale – ribattezzata “Global Industry Summit” – vuole essere soprattutto un’occasione di networking per investimenti e sinergie, in cui gli incontri G2B e B2B avranno grande spazio, con ampio coinvolgimento del settore privato, della finanza e della ricerca internazionale.

L’Italia ha come sempre assicurato una partecipazione profilata, sostenendo con convinzione il rinnovo del DG e riaffermando il proprio sostegno all’Organizzazione e l’impegno nella riforma del sistema onusiano di sviluppo. Particolare rilievo è stato dato all’azione italiana in Africa, con nuovi progetti in sei Paesi, sviluppati insieme a ITPO Roma. Ribadito anche il legame tra cooperazione industriale e sicurezza alimentare, con riferimento all’UNFSS+4 di Addis Abeba.

La partecipazione del Ministro palestinese dell’Industria Arafat Asfour alla riunione del Board ha fornito anche l’occasione per firmare – insieme al DG Gerd Müller – il documento del progetto “Developing an energy-sustainable shoe village in Hebron for the decarbonization and sustainable development of the footwear value chain in the State of Palestine” a Hebron, sostenuto e finanziato dall’Italia.